In cammino per le Vie dei Sacri Monti – L’incantevole paesaggio del Lago d’Orta è lo sfondo comune e punto d’incontro di tre cammini che hanno trovato nel progetto “Le Vie dei Sacri Monti” la necessaria sinergia per essere portati all’attenzione di tutti. Il Cammino di San Bernardo, il Cammino di San Carlo e il Grand Tour del Lago d’Orta attraversano l’intero Alto Piemonte, al punto di diventare un sistema viario davvero incomparabile e di livello internazionale, in
connessione con i maggiori cammini europei
Il loro valore è dato dalla ricchezza e dalla varietà del paesaggio, che va dal Monte Rosa alla pianura, dai laghi prealpini più conosciuti fino ai Sacri Monti di Domodossola, Orta, Varallo e Ghiffa, patrimonio Unesco fin dal 2003.
Da Domodossola al Calvario
Il Cammino di San Bernardo, dopo aver lasciato il Sempione e la Svizzera, arriva al Sacro Monte Calvario di Domodossola seguendo i sentieri della Val Bognanco. Ma c’è un modo ancora più interessante per raggiungere il Calvario, quello che parte dal centro storico di Domodossola.
Oggi come in passato, la cittadina ossolana è terra di confine, crocevia di commerci e di culture; conserva uno splendido nucleo urbano, ben mantenuto e valorizzato: il “borgo della cultura”. Si tratta di un pentagono ancora parzialmente circondato da mura, da visitare a passo lento per ritrovare i palazzi storici e le intime vie porticate che convergono alla scenografica Piazza del Mercato.
Dal centro cittadino parte la Via Sacra o Regia che diventa Via Crucis davanti al Collegio Rosmini, con la chiesa della Madonna della Neve. Qui la strada si fa processionale e sale al culmine del Colle Mattarella, collegando le quindici cappelle del Sacro Monte. Costruito a partire dal 1656 per iniziativa dei frati cappuccini Gioacchino da Cassano e Andrea da Rho, il complesso devozionale si realizzò nell’arco di quasi tre secoli e fu Antonio Rosmini, giunto qui nel 1828, a dare nuovo slancio per completare l’opera.
Incontri in cammino: Boco Dipinta
Nella tappa che scende dal passo di Monscera entrando in Italia, il Cammino di San Bernardo ha l’opportunità di conoscere uno straordinario villaggio alpino: Boco, poco a monte di Bognanco Fonti. Questo piccolo borgo, felicemente aperto al verde della sua valle, a partire dal 2009 è diventato una esposizione permanente di arte, fatta di sculture, pitture, ceramiche e opere di land art, realizzate gratuitamente da artisti, professionisti e non.
In cammino per le Vie dei Sacri Monti
Ogni anno si sono aggiunte opere, ormai ben oltre cento, si sono sistemati percorsi interni e giardini, si è continuato a curare orti e prati a ridosso delle case. In sostanza, Boco Dipinta è ora un modello assoluto di sostenibilità che nasce dalla cultura, per rimanere patrimonio della comunità locale. Con un po’ di fortuna, a Boco potrete anche incontrare il Tino. Non farete fatica a riconoscerlo, grazie all’aspetto da profeta e al solare sorriso.
Originario di qui, è l’anima e ispiratore di Boco Dipinta (lui ribadisce assieme agli altri del paese) e quando non è nella sua valle fa il libraio-editore a Magenta o è in giro per il mondo come appassionato viandante-pellegrino. Conoscendo Tino Malini capirete perché la memoria popolare può diventare la ricchezza di tanti luoghi come questo, apparentemente lontani ma molto vicini al cuore di ognuno di noi.
Orta: la grande bellezza
Da Omegna verso Orta, sulla sponda orientale del lago, il Cammino di San Bernardo e il Grand Tour hanno un tratto in comune, seppur con un andamento che viene segnalato in senso opposto. A Pettenasco il San Bernardo si separa dal Grand Tour in arrivo da Armeno e si alza di poco per raggiungere Carcegna, frazione di Miasino.
Da qui il percorso scende verso Legro, frazione di Orta San Giulio, dove possiamo ammirare gli affreschi che colorano le case, dedicati alle opere di Gianni Rodari e ai film girati sul lago. Oltre la rotonda, dominata dalla torre moresca di Villa Crespi, il percorso diventa comune per tutti i cammini e ci porta al Sacro Monte. Voluto dalla comunità locale a partire dal 1590, il Sacro Monte di Orta è stato completato a fine Settecento con la costruzione di venti cappelle, più la Cappella Nuova, rimasta incompiuta. I gruppi statuari a grandezza naturale e le pareti affrescate ci raccontano la vita di San Francesco di Assisi.
Ma è l’armonia e l’intimità del luogo, affacciato alla meraviglia del lago e dei monti, ad affascinare i visitatori, come ben testimoniato dalla motivazione data dall’Unesco, all’atto del riconoscimento: “…rappresenta un’integrazione di successo tra architettura e arti decorative in un paesaggio di gande bellezza e per l’alto valore spirituale raggiunto…”
Un borgo e un’isola d’incanto
Dal Sacro Monte si scende in pochi minuti al borgo di Orta San Giulio, dichiarato non a caso tra i più belli d’Italia. E lo capisci bene appena ti avvicini al porticciolo di piazza Motta, dove i richiami delle guide turistiche e dei solerti motoscafisti sono in tutte le lingue del mondo…
Ma l’incanto del luogo è tale che non ci si fa caso più di tanto e la traversata per l’isola di San Giulio o per Pella diventa un giusto e meritato premio.
Il Borgo Ventoso, visto nell’ultimo film della coppia degli Oscar Tornatore-Morricone, è a pochi minuti di navigazione. L’Isola di San Giulio non è più popolata da draghi e serpenti, ma da gruppi di turisti vocianti che leggono gli inviti al silenzio che la badessa Anna Maria Canopi ha fissato lungo i 200 metri dell’unica via di questo isolotto senza sponde.
L’interno della basilica è uno scrigno d’arte antica, dagli affreschi allo splendido ambone romanico, realizzato in pietra verde di Oira, ma che sembra di bronzo nero.
Una panoramica Croce
A Pella, il ponte ad arco in pietra sul torrente Pellino ci fa ritrovare i segni del Cammino di San Carlo.
Da qui parte la terza tappa diretta a Varallo, ma in senso opposto siamo sul Grand Tour che a Pella ritrova il lago, sulla tappa del Granito da Omegna a San Maurizio d’Opaglio. Una bella mulattiera, ancora perfettamente selciata, sale con leggere svolte verso Monte San Giulio.
Ai lati ci sono muretti a secco e lastre di granito messe in piedi per delimitare il percorso. I castagni secolari offrono un’ombra generosa e alcune cappelle ci ricordano che siamo sui percorsi operai che portavano alle fucine e alle cartiere del Cusio.
In poco più di mezz’ora arriviamo a Egro, delizioso paesino che si nasconde al lago, appoggiandosi ad un altopiano che guarda a ponente. Ma il lago c’è e bastano pochi minuti di deviazione dal Grand Tour per ritrovarlo in un posto spettacolare e un tantino periglioso.
È la Croce di Egro, uno sperone roccioso che si protende verso le acque, come la prua del Titanic. L’unico posto da dove si può ammirare in un sol colpo tutto il lago d’Orta, da Omegna a Gozzano.
Incontri in cammino: Madonna dell’Uva
La lunga tappa “delle Vigne” del Grand Tour del Lago d’Orta parte da S. Maurizio d’Opaglio e arriva a Borgomanero, perdendo il riferimento visivo con il lago cusiano. Ma si trova un’altra straordinaria realtà delle colline novaresi: quella del settore vinicolo.
Il cammino si appoggia per un attimo alla trafficata piana tra Cureggio e Borgomanero ma subito torna verso nord, alzandosi di una cinquantina di metri di dislivello ed entra nel grande vigneto dell’azienda agricola Madonna dell’Uva.
Incontrerete le quattro mura al vento di quello che rimane dell’antica casa della famiglia Zanetta e anche i ruderi della chiesetta che ha dato il nome al vigneto. E magari troverete Giuseppe Zanetta che vi potrà raccontare la storia centenaria di una azienda molto conosciuta per l’eccellenza dei suoi prodotti, ora diretta dalla figlia Elena.
ripartire il giorno dopo per fare la tappa del Torrente che porta ad Ameno.
Il Gran Teatro Montano
È la tappa più impegnativa del Cammino di San Carlo, ma quello che ci attende al suo termine val bene la fatica. Da Orta a Varallo, da oltre vent’anni, si ripete il rito della Peregrinatio, per collegare a piedi i due Sacri Monti.
La parte più faticosa è la salita da Arola al Passo della Colma, ma la lunga discesa nella valle del torrente Pascone ci permette di riprendere fiato. All’entrata di Varallo è la chiesa della Madonna di Loreto ad anticiparci le ricchezze artistiche che ci aspettano, ma è la Parete Gaudenziana in S. Maria delle Grazie a farci capire che stiamo per entrare nel più grande Teatro Montano del mondo, come ebbe a dire Giovanni Testori.
Il Sacro Monte di Varallo venne realizzato a partire dal 1491 per iniziativa di un illuminato frate comasco, padre Bernardino Caimi, il quale intese rappresentare sulle Alpi la Passione di Cristo, in forma scenografica e in prima assoluta, nel momento in cui non era più possibile andare in Terrasanta per conoscere sul posto la più potente epopea di tutti i tempi.
Le 45 cappelle e la basilica, le piazze e il parco, l’arte di Gaudenzio Ferrari e di tanti altri artisti, sono il risultato di quattro secoli di impegno e ingegno dell’intera comunità valsesiana. Ma occorre venire qui, e più di una volta, per capirlo.
Incontri in cammino: il cavalier Locca
Guardabosone, paesino della Valsessera a pochi chilometri da Borgosesia e tappa del Cammino di San Carlo, vanta ben sette istituzioni culturali e museali: un museo di storia naturale, un orto botanico, un museo degli antichi mestieri e un altro dedicato all’arte sacra, una Casa dei Mestieri e una ricca Biblioteca.
Da qualche anno si è aggiunta anche una galleria d’arte all’aperto, con oltre venti opere, con il progetto Artisti Pionieri. A Guardabosone i residenti sono 350: come dire, un museo ogni 50 abitanti. Con la stessa proporzione, Torino dovrebbe averne 125.000!
Buon merito di tutto questo, a parte la preziosa collaborazione delle varie amministrazioni comunali, va al cavalier Carlo Locca, di professione apicoltore. Nei suoi musei ha raccolto reperti e oggetti e ha messo insieme una imponente collezione entomologica, mineralogica, etnografica e zoologica.
Conosco da decenni il cavalier Carlo Locca e in uno dei miei libri l’ho definito “testimone prezioso ed al contempo egli stesso reperto di una cultura materiale nel senso più nobile del termine”. Vado regolarmente a trovarlo a Guardabosone con la scusa di comprare il suo miele, ma in realtà per rubargli pillole di infinita sapienza popolare.
In cammino per le Vie dei Sacri Monti – Da Verbania a Ghiffa
Raggiungere a piedi il Sacro Monte di Ghiffa è una esperienza appassionante, per la bellezza di un percorso poco conosciuto e per l’intimità del luogo. È il più piccolo dei nove complessi devozionali legati nel 2003 dall’Unesco in un unico sito seriale, ma non per questo meno interessante.
Vi racconto il mio itinerario da Intra (Verbania) inserito nel Devoto Cammino dei Sacri Monti. Partendo dal Monumento ai Caduti sul lungolago, si raggiunge il torrente San Giovanni, superandolo con la passerella pedonale e prendendo a fronte via Velasca, stretta tra case a monte e alte mura a valle. Superata una valletta con ponticello, si arriva alle case di Selva, salendo decisamente per via Manin e poi a destra per corso Dante.
A Susello si trovano le indicazioni per una mulattiera che sale a Ceredo, frazione del Comune di Ghiffa ed eventuale località di partenza per un percorso breve. A sinistra della chiesa di San Bernardo si prende la strada in piano che presto diventa un sentiero tra le case e poi una sterrata dalla quale si aprono ampi e non conosciuti scorci verso il lago, con la sponda varesina ben in vista. Anche qui siamo In cammino per le Vie dei Sacri Monti.
La SS. Trinità di Ghiffa
Ripartiamo In cammino per le Vie dei Sacri Monti e qui la stradina si mette in piano affiancando un percorso per disabili e arriva al Sacro Monte della Santissima Trinità di Ghiffa, chiudendo un percorso di un’ora e mezza, con duecento metri di dislivello in salita.
Ghiffa è stato un luogo di culto fin dall’antichità e l’attuale santuario è stato edificato a partire dal 1605, su un preesistente oratorio medievale. Il progetto del Sacro Monte, legato ad episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, è rimasto incompiuto e le sole tre cappelle oggi presenti sono state realizzate dopo la metà del XVII secolo. Entrando nel Santuario è visibile, nella prima campata a sinistra, l’affresco della SS. Trinità, al quale fa riferimento la dedicazione.
La rappresentazione della Via Crucis, sotto il porticato posto a parallelo con la chiesa, è insolita e molto scenografica. Il piazzale principale si completa con la cappella 1 dell’Incoronazione di Maria Vergine, dal bel porticato d’ingresso, e con la cappella 2 dedicata a San Giovanni Battista, dalla pianta ottagonale. La cappella 3, dedicata ad Abramo è posta leggermente in basso rispetto alle altre, ma è la prima che si trova se si arriva dall’antico percorso devozionale che sale da Ronco di Ghiffa. In cammino per le Vie dei Sacri Monti.
Articolo: In cammino per le Vie dei Sacri Monti